lunedì 28 giugno 2010

Quando arriva la tempesta io corro in mare.


Sono da poco le 18.00
Vento e pioggia, profumo di mare.
Solo il rumore della tempesta.

In cuffia John Lennon, Imagine.
Sono giorni di silenzio, di pioggia e di forte vento sull'isola che non c'e'. Sono giorni in cui la calma si fonde col silenzio accompagnata dal lento ticchettare della pioggia, Sono giorni in cui mi godo ancora di piu' questa splendida spiaggia, vuota, silenziosa, persa nel vuoto di un mondo che da tempo non mi piace piu'. Vago senza meta passeggiando da solo con i miei cagnetti al seguito. Mi siedo e guardo il mare. Un mare per il quale non trovo aggettivi abbastanza belli per descriverlo. Sulla battigia conchiglie e tronchi d'albero caduti per l'erosione del mare mi regalano una fotografia della spiaggia molto selvaggia, splendide panchine naturali che entrano nel mare, una natura da sogno. E poi, il temporale. E oggi, come non mai l'ho aspettato. Da lontano il cielo lentamente si colora di nero, come se fosse dipinto ad acquarelli, il vento soffia crescendo, i riflessi sul mare spariscono e l'acqua si colora di scuro e profondo blu. E' tempo di finire la mia sigaretta, alzarmi dall'hamaca e godermelo a pieno. Le prime gocce fredde sulla pelle sono un autentica goduria, brivi e una leggera emozione mi prende al cuore. Inizio a togliermi la maglietta. E poi con violenza, arriva. Il vento si alza improvvisamente, quasi mi porta via. L'odore del mare mi riempie e la pioggia inizia a cadere sempre piu' forte. Prendo la rincorsa e mi butto. L'acqua e' calda mentre fuori la tempesta si abbatte sulle palafitte. Se mi immmergo completamente vedo la pioggia cadere nel mare come tanti piccoli proiettili e il caldo delle correnti mi avvolge. Mi prenderanno per pazzo. Mentre tutti chiudono le finestre io mi godo anche questo. Ingordo di esperienze ho deciso di non farmene mancare piu' nessuna. Lentamente la teempesta mi passa sopra, la luce scende e la pioggia cessa di cadere. Un languorino si fa sentire, e' il momento di uscire e cucinare. E cosi' sia, dopo la tempesta, un bell'uragano di spaghetti e poi il mio morbido letto.

E un altro giorno se ne va, sull'isola che non c'e'.

Sempre con il cuore.
Il pompiere, in diretta dall'Isola che non c'e'.

domenica 20 giugno 2010

Mondiali in diretta dall'Isola che non c'e'.



Tutti i blog che si rispettino hanno scritto un post sui mondiali, e potevo mancare io? L'unico pompiere al mondo che e' riuscito a salvare solo se stesso non si tirera' certo indietro davanti a questa manifestazione che riempie tv, giornali e web di articoli e filmati.

Fuori sole tra le nuvole, caldo.
Spiaggia deserta come al solito e quindi silenzio rotto solo dal rumore del mare.
Uno strado odorino di pattume, ma le pulizie le facciamo domani, oggi gioca l'Italia. Sciopero.

Sono da poco le 14, dopo una passeggiatina sul mare, dopo aver comprato il pane e fatto un paio di sorrisini alla commessa del negozio molto carina e dopo un bel panino iper farcito mi ritrovo qui, a fare previsioni. No, no! Non sulla partita. Quest'anno i mondiali mi sembrano particolarmente divertenti, combattutti senza squadre materasso e soprattutto mi sto godendo come non mai la disfatta francese. Ah, come godo. Una gioia in piu' da mettere nella lista dei pro di quest'anno. In piu' sono un pessimo commentatore di partite, sono troppo di parte. Ma devo ammattere che il mio inizio non e' stato dei migliori.

Erano da poco le 19, sull'isola che non c'e'. Nella palafitta vista mare eravamo tutti in attesa del grande inizio, dopo quattro anni di attesa. Preparativi iniziati nel pomeriggio con compre di tutti i generi, compreso boccione da 5 litri di rosso nel magico shop del centro, involtini primavera, pesto alla genovese in barattolo, olio per la mia lampada e ciabattine nuove (c'entra una sega la ciabatta, ma vale la pena ricordarla!). Cosi' disposti, tre tuccke' a muro, 4 formiche a centro letto, 2 umani mezze punte in punta al letto e televisore thai unico attaccante. Volume alto, stappo il boccione e mi bevo il primo calice con la mia scricciola raccontandole quanto questa manifestazione sportiva sia importante per noi selvaggi europei. Le parlo della magnifica nazionale che vinse 4 anni fa, e di quanti in tutto il mondo siano seduti adesso come me e lei davanti alla tv, ad aspettare la cerimonia di inizio. Non sembra esaltata, ma con il secondo calice anche lei entra in clima partita e partono le scommesse. Io punto 200 bat sul Sud Africa da buon paraculo, inutile spiegarvi il perche'. Ma c'e' tempo anche per affettare il salame e bere ancora. E ancora.

Finalmente le 20. Pochi minuti e si parte, tutta la squadra della A.c. Palafitta e' gia' bella alticcia.
Ma sull'isola che non c'e', niente puo' essere come prima. In pochi secondi un forte vento si alza e ci obbliga a chiudere le finestre e poi, colpo di scena.

Buio totale.

Proprio cosi, rimaniamo tutti in formazione, immobili, con i bicchieri di vino in mano a lume di candela davanti al nostro attaccante silenzioso. Scuro. Il temporale in arrivo da Samui ci ha fottuti tutti, abbiamo perso a tavolino. L'elettricita' tornera' poi alle 23. Ma ormai e' troppo tardi, il boccione di vino dimezzato e le due mezze punte impegnatissime in un altra manifestazione sportiva e non meno piacevole non potevano certo curarsi dell'esito della prima partita con mega show iniziale. E' stato comunque un grande inizio dei mondiali, diciamocelo pure, molto sudato!

Nei giorni successivi non ci siamo persi nemmeno una partita, scommettiamo come due pazzi e per il momento la scricciola e' in vantaggio di due vittorie, quindi le devo 400b. Ma stasera c'e' Italia-New Zeland. Non si accettano scommesse. Preparativi come da inizio mondiale, boccione di vino, involtini primavera e formaggio. Niente ciabattine e olio. Non sono mica un collezionista.
In piu' ho il salame piccante e i broccoli per farmi antipasto e pasta con i broccoli. Stessa formazione di sempre, siamo abitudinari, io mi sento molto il Trapattoni della A.c palafitta. E adesso avrete capito anche che genere di previsioni sto cercando di fare, giusto?

Temporale o non temporale? Si ma stasera, se l'attacante si oscura di nuovo mi seniterete dall'Italia anche senza il blog. Quindi sappiatelo, se vedrete l'arrivo di Dio non e' la fine del mondo, e' il pompiere che non vede l'Italia e lo chiama a rapporto per confidargli il proprio malessere.
E adesso che vinca il migliore.

In diretta dall'Isola che non c'e', il pompiere meteorologo.
Sempre con il cuore, vi saluta.
a.

mercoledì 9 giugno 2010

Convivere con me stesso.



Sono le 6e25 di mattina, il cielo si colora.
Vento fresco, profumo di mare.
In cuffia minimal progressive. Il ritmo lento accompagna meglio l'alba.

Certo, non posso sempre proporre un siparietto simpatico di quello che vivo sull'isola che non c'e'. Non sono mica un clown, sono un pompiere. E c'e' un aspetto di questa avventura sull'isola dei miei sogni che ancora non avevo descritto. E' pur vero che l'inizio di queto diario e' solo un infarinatura generale delle mie esperienze, raccontate in breve e con il sorriso e che presto tornero' a scrivere e raccontare quello che piu' mi e' rimasto dentro sia prima che durante il grande sogno.
Ma questa notte ho la necessita' di mostrare un lato meno simpatico, il confronto piu' duro e difficile da superare i primi tempi. Me stesso.

Per quanto possa essere magica l'avventura che vivo, ogni giorno da sette mesi o forse piu' vivo in completa solitudine. Non sento la necessita' di socializzare, di fare amicizie e di condividere la mia vita con nessuna delle persone che incontro. Non mi presento ai vicini di casa e quando lo fanno loro quasi mi spaventano! Ho degli amici di cena, di festa, niente di piu'. Sono stato invitato persino a fare yoga, ma non e' il mio genere. Preferico starmene per i fatti miei, una volta ero un compagnone di prima categoria, adesso e' come se la necessita' sia ben altra. Ho voglia di guardarmi dentro. Spesso stare seduti in riva al mare mi riporta indietro, nel bene e nel male. Rivivo ricordi sbiaditi, vecchi amori, vecchi dolori, gioie, sciocchezze, follie, momenti magici, riascolto parole, rivedo sguardi, sapori e odori del tempo passato. Rivivo vecchie idee, vecchie figure di merda, paure, timidezze, scoperte.. Ridacchio da solo in riva al mare e ogni tanto mi commuovo. E' come guardare un film. E il tempo che mi sembra volato fino ad adesso magicamente riprende la sua consistenza, questi 31 anni tornano ad essere anni e non secondi.
Vedo i miei cambiamenti. Vedo come e' mutato il mio pensiero grazie alle esperienze e sono tante le volte in cui mi prendo in giro da solo. Sono legatissimo ai ricordi piu' antichi e non riesco a spingermi prima dei sei anni.

Quindi perche' non scrivere i ricordi piu' remoti?

Tutte sembra iniziare a Nerviano, l'anno della prima elementare. Da poco trasferiti nella grigia provincia milanese, abitavamo al settimo piano di un palazzone grigio come tanti e il vetro della finestra della cucina si rompeva sempre quando c'era troppo vento. Mia madre lavorava in un negozio di lampadari e mio padre era da poco entrato alla Snam. Il lavoro che sognava e che forse ci avrebbe concesso di sopravvivere nell'Italia degli anni 80. Mia madre aveva un pelliccia bianca morbidissima e lei era bellissima, ma la pelliccia era enorme!
Mi ricordo mio padre seduto in salotto, guardavamo il Drive Inn e mi diceva "guarda quante tettone!", mi ricordo un campetto da calcio sotto il palazzo con le porte senza le reti, i primi mortaretti a capodanno lanciati per strada mentre mi teneva in braccio al balcone, e mia madre che si incazzava! La mamma aveva dei maglioni di lana grossa e profumava sempre di buono. Aveva anche tanti anelli. I fuochi d'artificio che si vedevano dal balcone sopra Rho. La mia cameretta, con una spalliera fatta in legno da mio nonno Salvatore e il mio letto. L'albero di Natale nella mia camera e quei regali frutto di tanti sacrifici. Solo adesso ho capito perche' ai miei piaceva tanto il caffe' con il latte la sera. Il cielo e' sempre grigio in tutti quei ricordi e non e' cambiato nemmeno adesso. E mi ricordo il culo che mi fecero a casa quando scoprirono che le vagonate di macchinine che avevo non me le avevano prestate.. Il mio camion dei pompieri telecomandato con il filo, sognato e chiesto migliaia di volte. Mi ricordo persino la vetrina di quel negozio di giocattoli dove per la prima volta forse ho sognato di fare il pompiere.

L'opel Ascona di mio padre senza la portiera, gia', aveva una portiera molto sportiva fatta di scotch. Nello, il mio amico del cuore..e la signora vecchia che mi teneva il pomeriggio, forse si chiamava Tina, quanta cioccolata mangiavo da lei. E il carnevale, con i vestiti che mi cuciva mia madre e mia nonna Mara. E poi mia zia Barbara, la sorella di mia madre che forse all'epoca aveva 17 anni che era venuta da Livorno per tenermi il pomeriggio che mi firmava le note al posto di mia madre...si perche' gia' alle elementari qualche rottura di palle non mancava a scuola. AH! certo, ci sarebbe anche qualche flash dell'asilo con un bambino che mi mordeva sempre! Poi il bambino e' rotolato giu' dallo scivolo, dalla parte delle scale. Seguire i consigli di papa', sempre. Poi tante immagini.. alcune talmente sfumate che sono persino difficili da descrivere.

Come vorrei per un attimo tornare in quella casa e rivedere la mia famiglia, mi basterebbero anche solo 5 minuti, solo 5. Se avessi tra le mani la lampada di Aladino questo sarebbe il mio primo desiderio, fanculo la Ferrari. E forse e' per questo che li scrivo qui.. cerco di renderli immortali, i capelli bianchi avanzano e non vorrei che la memoria iniziasse a farmi perdere i ricordi. E sembrera' strano, quando te li ritrovi davanti non sono sempre facili da rivedere..

E poi c'e' il lato oscuro dei ricordi, quelli che fanno male, gli errori gravi, le cattiverie e i pentimenti che ti assalgono anche dopo tanti anni. Sembravano dimenticati ma quando il tempo si dilata tornano fuori e si fanno sentire come appena vissuti. Ma quelli non sono da scrivere, sono da capire, e sara' una strada lunga ed in salita'. Spero di avere il tempo ...basta. Il drama-blog lo rimandiamo alla prossima stagione.

Comunque, tiriamo le somme. Isola o no sono le 7e39 di mattina, la mia ragazza russicchia e io non riesco a dormire. Sono a Nerviano con la testa e stasera mi e' presa cosi. Quindi mi stappo una birra e mi siedo sul divano con mio padre, mi guardo le tettone e quando sara' il momento chiudero'gli occhi e mi lascero' andare ai sogni.

Il pompiere un po' psicologo e un po' pescatore vi saluta.
In diretta dall'Isola che non c'e'. Sempre con il cuore.
a.

martedì 8 giugno 2010

Dedicate alla nonna piu' dolce del mondo, arselle.

Sole caldo, vento forte.
Portatile sulle gambe, in cuffia "I'm Having a Relapse" Eminem.
L'hamaca ondeggia con la testa a ritmo hip hop.

Sull'isola che non c'e' una piacevole scoperta ha completato una delle giornate piu' spensierate e rilassanti della mia permanenza, un tuffo nel passato. Seduto sulla splendida spiaggia bianca, tra un tuffo e un altro, tra una pennica e una sigaretta affondando le mani nella sabbia guardando il mare piatto e turchese ho sentito qualcosa tra le dita, una conchiglietta, ma non una qualsiasi, un arsella. Non ci credevo.

Il frutto di mare che piu' e' stato costante nella mia infanzia. Un salto inietro..Toscana, tirrenia, mia nonna Iliana e mio nonno Salvatore, il bagno dell'aereonautica, la cabina, la pesca, il mangiare preparato la sera prima, la borsa frigo blu, i miei sandali neri, il calore dei miei nonni che adesso mi guardano da lassu'. E ancora, la casa di Livorno al quartiere "ovo sodo", la tavola apparecchiata con i tovaglioli di cotone, il boccione da 2 litri di vino rosso, la cucinetta con mia nonna ai fornelli, la tv sempre accesa sulla rai, mio nonno che affettava il pane toscano, il mio bicchiere con vino diluito con l'acqua per non farmi ubriacare a 9 anni ma per farmi sentire grande, le braciole con il sugo rosso, il mega piatto di pasta e la pesca con lo zucchero. E la mia camera, con le foto di mio padre, ammazzato due anni prima. Tutto in una conchiglia, sembra quasi un segno, un gioco del destino. Tutto cosi lontano, tutto cosi vicino.

Le arselle. Squisito frutto di mare.

Bhe' se ne ho trovata una ce ne saranno anche altre. Affondo le mani ed e' magia. Quattro, cinque in due manate di sabbia, incredibile. Corro a casa chiamo la mia ragazza eccitato come un bambino e corriamo sulla spiaggia e iniziamo a raccoglierle. Ma e' dura con le mani, c'e' bisogno di un idea.
Torno al volo in casa mi guardo in giro e prendo lo scolapasta e il contenitore delle posate e mi precipito dal mio scricciolo. E iniziamo a setacciare il bagnasciuga..raccontandoci un po delle nostre infanzie. Ci siamo divertiti come due bambini, lei mezza vestita nell'acqua mi sembrava un angelo caduto in mare, la luce delle cinque di pomeriggio completava l'opera. Alle sette di sera ne avevamo gia' piu' di un kilo! Torniamo a casa con il sole che si immerge nell'oceano alle nostre spalle e decidiamo di mangiarcele con gli spaghetti. Le cuciniamo, le sgusciamo una ad una e poi soffritto aglio, olio e un pochino di menta con il peperoncino. Non avevamo il basilico purtroppo.. ma il risulatato e' stato ottimo. A pancia piena ci siamo addormetati con le mani al sapore di arsella ma felici. Basta poco, mio nonno me lo diceva sempre, per essere felici..

Un saluto dal pompiere con lo scolapasta in spalla.
In diretta dall'isola che non c'e'.